«Quando avevo letto il dépliant del Simulatore ero con te, ricordi? E tu avevi detto: che fesseria; e io avevo sorriso e mi ero rigirata il foglietto tra le mani, aperto e chiuso, chiuso e aperto, guardavo le immagini e le scritte in cinque lingue, mi piaceva la parola in tedesco e l’avevo ripetuta ad alta voce, finché non eri intervenuto: ho capito, ho capito, ora basta e io avevo pensato che le cose stupide devono avere un posto nelle nostre vite, come le cornici, i neon e le collane di plastica.»