«Carissima nipote,
ricordo ancora con delizia il tempo in cui frequentavo la tua cara mamma, e venivo a trovarvi nella minima casetta con le margherite alle finestre, tu giovanissima di sei, sette anni, così esile e forte ed elastica, quei tuoi spaghetti spioventi biondo cenere sulle spalle, quella gioia, quel nerbo. Ormai ogni cosa è cambiata, le margherite, immagino, sono secche, la mia cara sorella mi tiene il muso, tu sei cresciuta... Beh, il fatto che tu crescessi era nelle aspettative, ma c’è dell’altro, cara, che è andato fuori squadra. E qui devo scusarmi con te, dobbiamo scusarci con te e con le ragazze la cui crescita ha preso una forma imprecisa, o potremmo anche dire: si è sformata. Non puoi saperlo, ma è stata colpa nostra.»