«Cara Merika,
qualche giorno fa vagavo per la città vecchia di St. Albert e, sotto un portico di tufo sgretolato, mi sono imbattuto nella bottega di un corniciaio. Sembrava chiusa da vent’anni. La vetrina si apriva su un atelier buio, da cui emergeva alla vista un cavalletto illuminato. Appoggiato sull’asse un ritratto, che mi ha subito ricordato te. È bello ingarbugliarsi nei vicoli deserti durante i giorni di protesta. Si respira un panico rassegnato, scandito da slogan lontani portati dal vento. Si può essere certi che ogni negozio sarà chiuso e la maggior parte delle finestre sprangate. Ho suonato più volte alla bottega e non ha risposto nessuno. Mentre mi allontanavo deluso, quel dipinto mi sorrideva con il tuo viso.»