«Quando scendo ad accendere la stufa, all’alba, la prima cosa che vedo sono le teste. File e file di teste vuote che fissano il niente. Poi arrivano i corpicini accatastati, con le braccia e le gambe ancora gonfie e deformi. I barattoli di unghie. Le grandi ceste che traboccano di occhi tondi e lucidi come biglie.
Un laboratorio di bambole non è come la gente crede.
Eppure, io non ho mai avuto paura qui. O almeno, mai prima di adesso.»